Era il 1983 quando il mio professore di scienze mi mise per la prima volta a conoscenza di un libro intitolato Imperatrice Nuda.
Da quel giorno iniziai a considerare la Scienza non più solo come lo strumento per la  ricerca della conoscenza ragionata e ponderata ma anche, purtroppo, anche come contaminata di ciò che nel modo  più aberrante contraddistingue la nostra specie dalle altre … la crudeltà.
Se per  “Scienza” intendiamo un  sistema di CONOSCENZE, ottenute attraverso la ricerca prevalentemente organizzata e con procedimenti rigorosi, allo scopo di giungere ad una descrizione della realtà e delle leggi che regolano fenomeni  in maniera verosimile e obiettiva … quello che lessi e che trassi dalle parole di quel libro si tramutò in me in sgomento, dolore e rabbia.

Imperatrice nuda affronta – a detta dell’autore Hans Ruesch (che non possedeva alcuna qualifica scientifica) dal punto di vista storico, medico, etico e scientifico – il problema della sperimentazione animale, indicando nel testo, a suo parere, i nomi e le prove a sostegno della tesi che non esista alcun motivo sotto nessun punto di vista che non sia quello del profitto personale per portare avanti la pratica della sperimentazione animale, ma che anzi questa abitudine riconosciuta anche dalla legge, abbia apportato negli ultimi anni danni nel suo utilizzo. La storia dettagliata degli ostacoli editoriali che hanno intralciato la diffusione del libro, e quindi la polemica cresciuta attorno ad esso, furono descritti da Hans Ruesch in Piccola storia editoriale, appendice all’attuale versione di Imperatrice nuda nell’edizione Civis.

Sperimentazione Animale e Vivisezione sono sinonimi?

Il termine vivisezione fu coniato nel ‘700, ma tale metodo risale a molti secoli prima, essendo infatti praticato già dai medici antichi. Questi esperimenti si conducevano anche nel’500, dopo la riscoperta delle ricerche anatomiche di GALENO , ma solo dalla seconda metà del ‘600, insieme all’intensa ricerca fisiologica e anatomica di quest’epoca, vi fu un più assiduo uso di osservazioni su animali vivi sezionati, con una ricerca imperniata soprattutto sullo sviluppo della problematica di W.HARVEY, che nella prima metà del secolo aveva scoperto la circolazione del sangue e la funzione del cuore tramite vivisezioni su un gran numero di animali.
È in questo periodo che si diffondono le idee MECCANICISTICHE del filosofo CARTESIO, con la teoria dell’animale-macchina, secondo cui le manifestazioni di dolore dell’animale non sono che risposte a stimoli.
Non tutti gli scienziati dell’epoca, però, seppur fondamentalmente meccanicisti, credevano all’insensibilità dell’animale.
Il fisico e chimico R. Boyle  giustificava la propria attività sugli animali su un più classico piano teologico, attenendosi all’idea che Dio avesse affidato il creato all’uomo perché lo amministrasse e se ne servisse, ammettendo però che gli animali provano dolore e rifiutando le idee di Cartesio.
R.Hooke, proprio in una lettera a Boyle del novembre1664 , manifestò la sua incapacità di rimanere indifferente alle sofferenze degli animali usati negli esperimenti rifiutandosi di sottoporre a torture ancora altri animali e suggerendo che si sarebbe dovuta almeno trovare una maniera di anestetizzarli, anche se riconosceva che nessun oppiaceo sarebbe stato sufficiente. Hooke inoltre riteneva che la vivisezione causasse un tale violento disordine nel fenomeno naturale osservato da rendere incerta la validità delle osservazioni stesse, preferendo pertanto il lavoro al microscopio.
L’olandese Frederik Ruysch, studioso del sistema linfatico, abbandonò del tutto la vivisezione.
In Inghilterra la vivisezione conobbe un declino tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, durante il quale sia in Francia che in Inghilterra si formò un riconoscibile filone antivivisezionista.
La Sperimentazione Animale è una pratica ancora più ampia … comporta l’uso dell’animale come soggetto e modello per tutta una serie di attività fondate su ipotesi che trovano appunto un loro fondamento o screditamento sulla base delle risposte che l’animale stesso fornisce sia da un punto di vista biologico, fisiologico e comportamentale .
Lo studio del comportamento animale, anche senza l’invasivo intervento chirurgico o farmacologico, in un contesto artificiale di laboratorio  è “sperimentazione animale” come lo è anche lo studio dei mangimi industriali deputati proprio ad alimentare gli stessi animali i cui cospecifici  fungono da cavie di laboratorio …
Tutto ciò,  da un punto di vista etologico è per l’animale stesso fonte di stress, disagio, dolore …
In questo articolo cercherò di trattare l’argomento in modo bibliografico e il più possibile obiettivo pur essendo personalmente sostenitore di tutta una serie di metodologie sperimentali alternative al modello animale che trovo obsoleto, se non addirittura fuorviante da un punto di vista del risultato …

Le ragioni della sperimentazione animale

Esiste una gran quantità di letteratura scientifica (e di esperienza) che dimostra la fallacia dei modelli animali nelle reazioni a farmaci e sostanze ed alle malattie umane (modelli predittivi). Esistono tecniche scientifiche più affidabili che potrebbero sostituire il ricorso ad animali in molti ambiti .
Eppure la pratica continua.
Perché? Le ragioni sono molte e differenti ed hanno poco o  nulla a che fare con la scienza.
La macchina della ricerca animale è alimentata dalle stesse forze della natura umana che si sono rivelate pericolose fin dalla notte dei tempi: ignoranza, avidità, ego, istinto di sopravvivenza e paura.
Aggiungendoci l’inerzia e la cieca obbedienza al sistema si ottiene la formula perfetta per mantenere fiorente questa industria multimilionaria.

I ricercatori e la Sperimentazione Animale ( s.a.)

Al contrario di ciò che affermano irrazionalmente molti attivisti animalisti, non è il sadismo dei ricercatori a mantenere la s.a. e neppure gli ingenti guadagni degli stessi: la maggior parte dei ricercatori non naviga nell’oro, la ricerca raramente è un lavoro redditizio (almeno ai primi tempi) ma se tutto va bene permette di perseguire una carriera, cosa che è estremamente più facile servendosi dei modelli animali, che permettono di ottenere dati omogenei, puliti, standardizzati, adatti ad una veloce pubblicazione.
Il valore di un ricercatore (e quindi il suo successo professionale ed economico) è infatti dato dal numero delle sue pubblicazioni su riviste scientifiche, poco importa se poi quelle pubblicazioni non hanno alcuna ricaduta concreta sul benessere umano ma anzi, contribuiscono a creare altri interrogativi che richiedono ulteriori studi su animali.
Spesso i ricercatori scelgono la strada più facile in assoluto: partono da un ‘concept’, un’ipotesi di lavoro già nota, modificando un qualche parametro (per esempio ripetere lo stesso esperimento su una specie diversa o variare  il dosaggio di un farmaco) al solo scopo di giustificare un altro studio.
Gli studi su esseri umani al contrario di quelli basati su animali sono lunghi e complessi, forniscono risultati disomogenei, difficilmente standardizzabili e manipolabili e non sono di certo adatti a facili e veloci pubblicazioni.
Visto che nell’ambiente della ricerca la competizione è feroce e vige la sindrome del “o pubblichi o muori” è facile intuire quale strada un ricercatore sia portato a scegliere.
Molti scienziati hanno condotto esperimenti sugli animali per anni ed hanno pubblicato i risultati in centinaia di articoli in rinomate riviste scientifiche, da cui deriva gran parte del loro prestigio professionale e quindi il successo economico.
Secondo voi queste persone avrebbero forse un solo motivo per considerare il sistema corrotto e per cercare di porvi rimedio?
Potrebbero queste persone (o i loro parenti o amici)  ammettere apertamente la fallacia della pratica (la s.a.) che portano avanti da anni e che da’ loro il pane quotidiano (e a volte anche più) ed il prestigio?
E’ più facile mandare all’aria una carriera di anni cambiando totalmente vita (con tutte le conseguenza che ciò comporta) ed esprimere apertamente il proprio pensiero o piuttosto è più semplice razionalizzare e convincere sé stessi e gli altri della liceità della s.a. continuando  tranquillamente a fare ciò che si è sempre fatto, seguendo la corrente e mettendo a dormire la consapevolezza?

Chi trae profitto dalla s.a? 

Attorno alla s.a. girano grandi quantità di denaro e posti di lavoro.
Gli allevatori di animali da laboratorio, i fornitori di servizi (ad es. test per conto di terzi), così come i rivenditori di gabbie, attrezzature, alimenti per animali e strumenti progettati proprio per la sperimentazione animale ,veterinari, stabularisti, ecc. dipendono da questa pratica per la loro continua crescita ed il relativo profitto.
Gli animali usati nei laboratori appartengono spesso a razze o ceppi selezionati, che possono essere geneticamente modificati, portatori di particolari difetti genici, immunodeficienti, axenici, ecc. a seconda delle necessità dei ricercatori.
Animali molto costosi, che necessitano spesso di vivere in ambienti particolari (sterili, riscaldati, ecc.) e di un’alimentazione specifica.
Si stima che gli animali utilizzati ai fini della ricerca siano 500 milioni/anno in USA, (21 milioni in Europa) con un recente notevole incremento dell’uso di animali transgenici.
Non occorre essere degli economisti per rendersi conto che sotto la sperimentazione animale esiste un giro di denaro tutt’altro che trascurabile.
Un giro di denaro che difficilmente si riuscirebbe a creare senza gli animali.

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Le istituzioni e le leggi

Il Governo ed il Sistema giocano anch’essi un ruolo nel mantenere lo status quo e nel riconoscere nel modello animale uno strumento per determinare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci.
La legislazione richiede prove della sicurezza di nuovi farmaci e dei composti chimici che alterano la chimica del corpo umano prima che vengano messi in commercio, una parte di questi test deve obbligatoriamente essere eseguita in vivo, su animali.
Le grosse agenzie internazionali e governative (EMA, FDA, OMS …) obbligano le case farmaceutiche a seguire determinati protocolli.
La maggior parte dei fondi destinati alla ricerca viene assorbita dalla costosa ricerca su base animale, a scapito di una ricerca innovativa basata sull’uomo, che potrebbe realmente apportare beneficio alla comunità .
Se vengono rispettate le leggi vigenti che prevedono la s.a. per  la produzione/valutazione di farmaci o di dispositivi, anche in caso di disgrazia, le aziende implicate non subiscono alcun danno né giuridico né economico, ciò che si configura come un vantaggio. L’animale in tal caso diventa l’alibi per poter sperimentare legalmente sull’uomo e far sì che nello stesso tempo la società lo accetti di buon grado.
A volte i sostenitori della s.a. affermano che le industrie farmaceutiche avrebbero tutto l’interesse a fare a meno della s.a. in quanto una pratica costosa: ciò in linea di principio è vero, se le aziende farmaceutiche potessero agevolmente fare a meno degli animali, senza incorrere in problematiche legali,  lo farebbero.
La s.a. permette però all’azienda di essere in regola con le attuali normative e di garantire il passaggio del candidato farmaco alle fasi cliniche successive.
Le case farmaceutiche non possono violare le normative vigenti e modificare i protocolli e qualora questo fosse possibile dal punto di vista legale, andrebbero in contro ad un mare di problematiche di tipo logistico e burocratico.
Senza contare che potrebbero esistere delle collaborazioni tra aziende farmaceutiche e ditte produttrici di animali ed attrezzature, se non sono addirittura lo stesso stabilimento…
In definitiva, troppi individui beneficiano dello status quo e per questo nessuno vuole far affondare la nave.
E’ abbastanza evidente che esiste una rete di interessi economici tra istituzioni, aziende, riviste scientifiche, privati… e che basta conoscere un po’ la storia per rendersi conto che i grandi cambiamenti sono sempre stati accompagnati da grande resistenza ed inerzia.

Sostiene il Prof. Cagno

Il 92% delle sostanze che superano la sperimentazione sugli animali non superano la sperimentazione umana (fonte FDA, ossia l’organismo statunitense di controllo sulla commercializzazione dei farmaci –Lester Crawford, FDA Commissioner, in The Scientist 6.8.04 “More compounds failing Phase I” / US Food and Drug Administration (2004) Innovation or Stagnation, Challenge and Opportunity on the Critical Path to New Medical Products).
Il 51% dei farmaci commercializzati negli USA presenta gravi reazioni avverse che non si erano verificate nei test sugli animali (fonte Associazione dei Medici Statunitensi – Moore T.J., Psaty BM. e Furberg CD. Time to act on drug safety. JAMA, 279: 1571-1573, 1998 ).
100.000 cittadini statunitensi muoiono ogni anno per avere assunto farmaci che si suppone fossero innocui negli animali (idem – Lazarou J, Pomeranz BH, Corey PN. Incidence of adverse drug reactions in hospidalized patients. A meta-analysis of prospective studies. JAMA, 279: 1200-1205, 1998).
Quindi la sperimentazione animale fallisce nel 92% dei casi nel passaggio alla sperimentazione umane e nel 51% dell’8% rimanente dopo la commercializzazione, ossia su 100 sostanze sicure negli animali, 92 sono tossiche e/o inefficaci nella sperimentazione umane e altre 4 sono tossiche dopo la commercializzazione. Quindi su 100 sostanze sicure negli animali, almeno 96 si dimostrano tossiche e/o inefficaci nella nostra specie. Questi dati mi fanno affermare che la sperimentazione animale è una truffa perpetrata ai danni del consumatore.
Alla luce di questi dati abolirei la sperimentazione animale anche in mancanza di alternative.
In realtà le alternative esistono. Quanti sperimentano sugli animali affermano che le colture cellulari non possono sostituire gli animali perché su di esse non si può studiare la metabolizzazione e l’eliminazione delle sostanze/farmaci. Tuttavia preferisco ottenere risultati parziali, ma affidabili, perché riferiti a quanto succede in un solo organo ma umano (es. cellule di epatociti umani), piuttosto che avere risultato complessivi ma inaffidabili perché riferiti ad altre specie che metabolizzano ed eliminano le sostanze in maniera differente rispetto alla nostra. Curioso poi constatare che secondo chi sperimenta sugli animali le colture cellulari umane  non servirebbero, ma il 20% degli animali uccisi in Italia serve proprio per allestire colture cellulari che in questo caso uniscono il limite di fornire risultati parziali a quello che appartengono anche a specie differenti dalla nostra, ossia sono parziali ed anche inaffidabili.
Esiste l’errata idea che un solo metodo alternativo debba sostituire un modello animale e su questo errato presupposto si basa tutta la propaganda di chi è favorevole ai test sugli animali. È infatti innegabile che l’unico modello che può sostituire un organismo nel suo complesso sembrerebbe essere un’altro organismo nel suo complesso. Ma se ci muoviamo su questa strada utilizzando gli animali, non usiamo un modello semplificato, ma uno complicato dal fatto che aggiungiamo centinaia e migliaia di variabili che differiscono da specie a specie. Con i roditori condividiamo il 95% del DNA, ma quel 5% di differenza significa almeno 1500 geni differenti che codificano per 1500 proteine differenti che saranno responsabili di 1500 caratteri fenotipici differenti. Un metodo di ricerca come quello del simulatore metabolico servirebbe, invece, ad unire risultati parziali ottenuti con materiale umano che non risentono delle influenze delle centinaia e migliaia di variabili presenti in tutte le altre specie. La somma dei risultati parziali, la loro analisi e la valutazione delle loro correlazioni possono fornire una previsione di gran lunga più affidabile dei modelli animali. È una questione di volontà, non di possibilità.

Dr. Stefano Cagno
Dirigente Medico Ospedaliero
Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate (MB)

Quindi che dire ? … Ci sarebbe ancora molto, troppo per le mie piccole competenze e capacità …
Riflettere su tutto ciò però è possibile, lecito e doveroso, al fine da iniziare in proprio una graduale e progressiva sensibilizzazione al rispetto verso tutte le altre specie che popolano questo pianeta, che con noi lo dividono NON per servirci ma per affiancarci verso quella che Gandhi sosteneva essere una società civile … : “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi Animali”

                                       Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (1869 – 1948)

Max Vismara Istruttore Cinofilo e psicologo Clinic

 

Note
Curando negli anni settanta la collana I manuali della salute, Hans Ruesch sviluppò la tesi che la sperimentazione animale non fosse altro che una enorme truffa a scopo di lucro, capace di raccogliere ingenti fondi pubblici e privati col pretesto di essere necessaria alla ricerca scientifica. Dedicò così gli anni successivi ad approfondire l’argomento ed a raccogliere prove che, a sua detta, avvalorerebbero questa teoria, diventando l’esponente del movimento antivivisezionista italiano. Nel 1975 diede vita alla CIVIS, Centro Informazioni Vivisezionistiche Internazionali Scientifiche, fondazione antivivisezionista con sede in Svizzera.
Questi anni di studio portarono Ruesch a scrivere Imperatrice nuda, libro che destò scalpore in Italia nel 1976, anno in cui fu pubblicato da Rizzoli. Il libro fu poi immediatamente ritirato dalla stessa Rizzoli. Alcune copie sono reperibili nel mercato parallelo e nelle biblioteche per diritto editoriale. Successivamente Imperatrice nuda è stato ripubblicato dalla casa editrice Garzanti dell’amico Aldo Garzanti. Questa è la versione attualmente più reperibile.
Bibliografia

Increasing Human-based Research in Place of Animal-based Research Through Knowledge Dissemination 5/12/2010 San Francisco State University, Department of Public Administration

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Mukerjee M: Book Review of Speaking for the Animals. Scientific American2004, 96-97.