Marc Bekoff è fra i pochi etologi che parlano senza reticenze dell’intelligenza, delle emozioni e della capacità degli animali di provare dolore e sofferenza, annoverando nella categoria “sofferenza” anche quella psicologica; in ciò si pone in contrapposizione a Skinner e a gran parte della Scuola Behaviorista, tradizione scientifica che sminuisce questi aspetti e considera gli animali privi di soggettività: nel Behaviorismo di matrice skinneriana la struttura psichica primaria è infatti interpretata in senso meccanicistico. Invece Bekoff affronta la prassi scientifica in modo tutt’altro che neutrale, dando ampio spazio alla soggettività, cercando di stabilire e riconoscere un rapporto, un legame con gli animali che osserva. Sostiene infatti che è assurdo non riconoscere un’identità agli animali studiati: è assurdo, ad esempio, non dare loro un nome, così come è impossibile considerarli “estranei” alla società umana, in quanto è documentato che con noi condividono il processo di co-evoluzione. L’etologo statunitense muove sempre da dati sperimentali di valore scientifico, ma riesce a cogliere anche una sorta di “punto di vista” degli animali, a partire da quelli che vivono al fianco dell’uomo: li descrive come individui, personalità ricche, con una mente collegata ad emozioni, esseri senzienti con complesse vite affettive passibili di relazione empatica. Egli insiste sul “valore” delle emozioni degli animali [La vita emozionale degli animali, Alberto Perdisa Editore, 2010; Dalla parte degli animali, Franco Muzzio Editore, 2003], sottolineandone il ruolo adattativo in relazione alla sopravvivenza dell’individuo ed evidenziando la loro funzione di collante sociale e di regolatore dei comportamenti. Riconoscendo in ogni animale un individuo a sé stante, con una propria vita interiore, Bekoff pone le basi di un nuovo percorso, una nuova direzione dell’Etologia in cui la relazione con gli animali parte dalla responsabilità, dalla compassione e dalla consapevolezza che noi viventi siamo tutti collegati e che il nostro pianeta,Gaia, dipende da questa relazione per essere un luogo migliore.

Il metodo scientifico, per Marc Bekoff, è uno strumento che consente di poter spiegare il comportamento degli animali a nostra disposizione ancora in divenire. In polemica con quegli scienziati che hanno considerato azzardato interpretare il comportamento animale in termini di emozioni umane, sottolineando che tale antropomorfizzazione avrebbe influenzato la nostra stessa capacità di comprendere gli animali per quello che essi realmente sono, Marc Bekoff  sostiene che antropomorfizzare, in alcuni casi, può costituire un buon approccio per spiegare e capire il comportamento animale, perché ciò si giustificherebbe col concetto di continuità evolutiva in senso darwiniano. Una sorta di corretta antropomorfizzazione può favorire la loro relazione col mondo, ma è qualcosa di “imperfetto”, solo una delle diverse forme di conoscenza di un atteggiamento aperto circa il significato dei comportamenti animali, un modo semplice che, ben lontano dall’essere una proiezione semplicistica dei propri sentimenti, costituisce una modalità efficace per ridurre le distanze dal mondo animale. Bekoff osa spingersi oltre e parla persino di senso morale negli animali, facendo vacillare l’ultima speranza della supremazia umana, sostenendo che gli animali sappiano cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e che non tollerino l’ingiustizia. Una morale reale, che cresce e vive nella relazione, una capacità etica che si forma con la cooperazione e la collaborazione, caratteristiche di molte specie non-umane sociali ed osservabili durante l’attività di gioco, in cui ogni individuo sperimenta come non nuocere all’altro, senza imbrogliarlo, cioè rispettando gli accordi. Nel gioco un animale è in grado di modulare consapevolmente i propri comportamenti lasciandosi guidare dall’altro che con lui si relaziona e comunica attraverso segnali precisi, spesso ritualizzati. Secondo Bekoff è proprio attraverso il gioco che ogni giovane individuo impara ad essere “giusto” con gli altri e ad avere fiducia in essi.

Valorizzando la vita emozionale degli animali e avvalorando una equilibrataantropomorfizzazione, Bekoff non arriva però a dimenticare le differenze tra le specie, compresa quella umana, sottolineando che ci troviamo di fronte a diversità di grado e non di qualità: è una finestra su nuovi mondi e punti di vista. Bekoff insiste su questa visione per dare la possibilità alle persone di cogliere le similitudini tra l’umano e il non-umano, affinché l’umano aumenti la propria sensibilità nei confronti del modo in cui vengono trattati gli animali, quando sono sfruttati dagli uomini per il cibo, per la ricerca, l’educazione, il divertimento.

L’etologo del Colorado nell’invitarci costantemente a considerare che non siamo solo parte integrante della natura, ma anche che abbiamo una totale responsabilità nei suoi confronti ci conduce verso un’etologia profonda, dandoci la possibilità di passare dall’essere “coloro che osservano” a “coloro che sono osservati”, per avere noi una percezione di come gli animali percepiscono il mondo che li circonda, di come si comportano ed affrontano la vita.

Dott.ssa Emmanuela Diana (etologa)